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«La storia intellettuale del Novecento in Francia, dagli anni Trenta in poi, - scrive Jacqueline Risset - dovrà probabilmente un giorno essere riscritta a partire da presenze meno note, meno evidenti, ma forse più attive e influenti di quelle consegnate dalla storia come centrali e decisive. In particolare a partire dalla presenza di Georges Bataille che non ha smesso, dal 1929 alla sua scomparsa, nel 1962..., di interrogare il suo tempo, di porre senza sosta, con straordinaria lucidità, le questioni fondamentali che ci troviamo a dibattere ancora oggi». Nel globo sempre più «malato di ricchezza» che è il nostro e alla luce del «limite» della «biosfera», una nozione di Bataille in particolare ci interpella: quella, cardinale, di «dépense improduttiva», modellata sull'energia in pura perdita del sole. Essa alimenta nella triplice forma di «manducazione, morte e riproduzione sessuata» l'intera sua opera e la sua stessa «economia generale» che, in antitesi con l'economia capitalista ancorata al principio dell'utile, fa lega con la nozione di «essere nell'istante».